Lundo è un antico villaggio delle valli Giudicarie entro l'attuale territorio del comune di Lomaso. L'origine dell'abitato è probabilmente alto-medioevale. Faceva parte dell'insieme di curtes (corti) e vici (villaggi), di derivazione romana prima e longobarda poi, che costituiscono tuttora quel reticolo di centri abitati qual'è la zona delle ville di Lomaso, Banale e Bleggio. Rispetto ad altri centri vicini, Lundo è rimasto un piccolo villaggio. Infatti, con la costruzione di nuove strade, le vie di comunicazione più importanti si spostarono progressivamente verso il fondovalle e Lundo, posto in quota sulle pendici del Monte Casale, rimase alquanto isolato. Nella mappa qui accanto è rappresentata la suddivisione del territorio delle Giudicarie Esteriori nelle tre Pievi di Bleggio, Lomaso e Banale. Questa suddivisione (Plebs Beleci, Plebs Nomassi, Plebs Banalli) già si trova nella carta delle rationes decimarum del 1295-1296, che è il più antico elenco di chiese della diocesi di Trento. Come si vede, Lundo apparteneva alla pieve di Lomaso, avente sede in Vigo Lomaso. Molveno e Àndalo facevano parte, invece, della pieve di Banale, con sede in Tavodo (foto sotto). Per avere un'idea della popolazione residente nelle antiche pievi, si pensi che in un urbario compilato nel 1537 la Pieve del Banale contava in tutto 156 fuochi (famiglie), quella del Bleggio 179 e quella di Lomaso 233. Nel 1727, la Pieve del Banale contava 2477 abitanti e Àndalo, con i suoi 325, era il secondo centro per grandezza, dopo Stenico. In quanto al nome Giudicarie, esso deriva, a quanto pare, dall'organizzazione amministrativa longobarda i cui distretti, affidati al governo di un giudice (iudex), o gastaldo, venivano chiamati iudicarie. A proposito delle Giudicarie Esteriori, riportiamo qui un passo di un saggio di Aldo Gorfer (opera citata nelle fonti) che ben si intona con gli scopi di queste pagine. "[...] Le forme del paesaggio umanizzato sono strettamente connesse alla positura geografica. Le Giudicarie Esteriori, e le Giudicarie in genere, sono regioni di transizione tra il mondo prealpino e quello alpino. [...] La tentazione prealpina delle Giudicarie Esteriori promana dal mondo fisico, dal mondo geologico e dal timbro culturale. Se ci chiedessero di condensare l'identità giudicariese in un'immagine ambientale, la definiremmo civiltà del faggio. Il faggio, questa tenace pianta delle formazioni forestali del piano montano influenzato dal clima atlantico, è il convincente rappresentante del sistema vegetale della regione. Tra le due guerre del secolo presente (XX, ndr), resisteva nel Banale l'usanza di conservazione annuale, a fini alimentari, dei semi di faggio e dei frutti di corniolo essiccati. Faggio e corniolo. Ce n'è abbastanza per abbozzare il temperamento di una terra. Il faggio predilige associarsi con l'abete bianco, con il pino silvestre, con il tasso e anche con la quercia e il carpino. Discreto elemento vegetale del paesaggio dei villaggi e del paesaggio dei campi è inceve il noce, pianta domestica introdotta dall'uomo in età protostorica se non addirittura romana. Si diffuse grandemente tanto da diventare simbolo del paesaggio umanizzato così come il faggio è il simbolo del paesaggio naturale." |